Camel - Live in Vicenza 21 Marzo 2014

25.07.2014 08:01

A molti succede di avventurarsi  nei labirinti della propria mente, di alienarsi dal resto del mondo e sognare; rivivere momenti già passati o  avvertite  sensazioni  già provate eppure mai vissute realmente. La prima volta che ascoltai, quasi per sbaglio, “The snow goose”  ebbi questa impressione. Le note mi suonavano familiari, le melodie rarefatte mi apparivano conosciute, come un deja vu musicale. La storia dei Camel, ciò che questo gruppo rappresenta per noi,  è noto ai pochi fortunati amici del Cammello delle nevi, un omaggio discreto che abbiamo voluto regalare ai fan, un devoto riconoscimento ad una delle più grandi band progressive della scena britannica anni 70. “The snow goose” è un album straordinario,  soprattutto perché diverso da tutti i grandi concept che i seventies ci hanno regalato: un album strumentale ma che racconta molto, solo attraverso le diverse sfumature armoniche che Latimer riesce a costruire. Quando Andy ci parla di qualcosa sa sfiorare gli stati d’animo dell’ascoltatore, sa emozionare, divertire, a volte sa incutere angoscia; e la cosa sorprendente è che lo fa attraverso la magia delle corde che pizzica. Difficile spiegare ai profani cosa realmente accade nella mente di chi ama questo grande chitarrista.

La storia dell’album è una vecchia storia che potete conoscere scovando nei meandri del sito. Oggi invece vogliamo parlare di un concerto, quello tenutosi a Vicenza il 21 marzo 2014 a cui noi abbiamo assistito. Inutile spiegare l’emozionare di un evento rarissimo. Andy Latimer, imperterrito, continua a trascinare attraverso le aride sabbie del tempo, un cammello ormai stanco, ancora più ingobbito, ma tenace e fiero. La storia dei Camel, tutto sommato, è la sua storia; una lunga malattia, poco dopo l’uscita dell’ottimo “A nod and a wink” ha costretto il leader ad una dura battaglia che fortunatamente l’ ha visto vincitore. Ecco che dopo dieci anni di inattività i Camel ritornano non con  un nuovo album ma con un nuovo, sorprendente, moderno, “The snow goose”.

Dopo quarant’anni di onorata carriera cosa ha da dire ancora questo gruppo? Beh davvero  tanto, perché se da un lato la rivisitazione di “The snow goose” ai più appare come un nostalgico rispolvero di fugaci ricordi del passato, in diversi momenti il disco regala spunti inediti, come “Preparation” e “Dunkirk” o nella magnifica “Sanctuary”. Lo stesso Andy  in un’ intervista dichiara di non aver mai sopportato il suono originale del disco. Sorprende persino quando afferma che in realtà non ama catalogare i Camel come musica progressiva e che nemmeno ne ascolta tanta.  In effetti è una musica molto più intimista e meno auto-celebrativa del progressive per antonomasia. Potremmo forse obiettivamente  definire il progetto una celata debolezza del frontman, uno sguardo al passato che certa critica non ama ma che, sotto sotto, i fan apprezzano e pure tanto. E’ un’aperta dichiarazione d’amore viscerale verso un album fondamentale per la sua carriera.  

Il  disco sembra ringiovanito negli arrangiamenti,   anche  tenendo  conto del fatto che le parti dei fiati, dal vivo, vengono suonate esclusivamente dalle tastiere. L’album è sempre stato un punto di riferimento per  una miriade di gruppi musicali ,debitori  più o meno inconsapevoli, di un sound ricco di eleganza. Rimasterizzato con delle parti inedite ancora più coinvolgenti dell’originale, l’album apre i concerti di mezza Europa, per chiudere con due serate a sorpresa in Italia. Come farsi sfuggire un’occasione del genere, quando si avrà mai la possibilità di ascoltare “The snow goose” dal vivo? Non potevamo mancare assolutamente. Arrivati a Vicenza nel tardo pomeriggio è stato bello vedere fan di una certa età, ma anche più giovani evidentemente ben catechizzati al verbo Camel. Ritrovarsi catapultati indietro di 40 anni deve essere una sensazione incredibile, per noi invece  è come tornare indietro in un tempo mai vissuto, ma che, come molti amanti della musica degli anni 70, avremmo voluto  vivere.

La serata, al di là dell’evento “The snow goose”, regala magnifiche perle che seguono il capolavoro. Da non dimenticare la grandiosa “Fox Hill” dell’ultimo disco datato 2002. Colin Bass, da vero istrione, recita un pezzo straordinario tra farsa e tragedia, un vero gioiello teatrale, ma indimenticabili, come sempre, sono i momenti solisti di Andy in “For today” e The hour candle”: puro lirismo strumentale. Immancabili i passaggi da Moonmadness e Rain dances con “Song within a song” e Tell me”, unica pecca l’assenza di “Ice” e delle sue note oramai indimenticabili. Ma basta discutere, i Camel sono ormai sul palco, le luci si abbassano, mi separano pochi metri dalla sagoma di Andy che riesco a scorgere nel buio della sala. Ha appena imbracciato la sua Gibson; basta l’intro oscuro e magnetico di “The great marsh” e il verso dei gabbiani in lontananza per catapultarmi, ancora una volta,  in un tempo dove ancora non ero nato.

Michele De Felice

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